Quadrophenia e The Who, il libro di Antonio Bacciocchi
Dalla rock opera del 1973 targata The Who fino al film di Franc Roddam del ’79: qualche parola sulla prima monografia italiana dedicata a Quadrophenia.
Quadrophenia
Quadrophenia (1979) di Franc Roddam è indubbiamente uno dei film sottoculturali più rilevanti di sempre. Ma se esiste, in lingua inglese, una certa letteratura sul lungometraggio, mancava finora un testo italiano che esaminasse sia la pellicola con Phil Daniels che il disco da cui prese le mosse, ovvero l’omonima opera rock degli Who del 1973, ispirata principalmente al mod original Irish Jack (nel terzo numero di Garageland appare un’interessante intervista di Michele Savini e dello stesso Bacciocchi con il personaggio in questione).
A colmare questa lacuna ci ha pensato per l’appunto Antonio Bacciocchi con la monografia Quadrophenia – Gli Who, la storia del disco e del film che hanno definito un genere (Edizioni Interno 4, 2023, 160 pp.).
Se a tutti è noto che l’operazione discografica e cinematografica degli Who aveva un precedente – l’opera rock Tommy (1969) e il film omonimo di Ken Russell del ’75 – meno conosciuto è il percorso della band – e in particolare della mente creativa di Pete Townshend – per conseguire tali obiettivi, dai primissimi tentativi di realizzare un concept album – poi abortiti o trasformati in progetti meno ambiziosi – fino alle difficoltà pratiche incontrate lungo il complesso itinerario.
La scrittura essenziale ma mai superficiale di Antonio Bacciocchi ci guida lungo questo cammino attraverso un libro articolato in due parti principali: la prima è incentrata sulla realizzazione dell’album del ’73, mentre la seconda – più breve – è dedicata al film e alla colonna sonora.
Seguono delle raccolte di recensioni dell’epoca (sia italiane che estere) e una parte conclusiva relativa al lascito di Quadrophenia, particolarmente interessante poiché l’autore, in queste pagine, mette in rapporto album e film con la sottocultura mod, sfatando alcuni miti ed esponendo sinteticamente la propria visione – peraltro condivisibile – sull’evoluzione del modernismo.
Ci troviamo, in definitiva, non soltanto di fronte alla prima guida italiana sull’argomento, ma davanti a un libro che non potrà mancare sugli scaffali degli appassionati di The Who, cinema britannico e sottoculture.
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