Blow-Up (1966) di Michelangelo Antonioni
Qualche parola sul film drammatico e mystery thriller di Michelangelo Antonioni e sulle sue connessioni con la sottocultura e la musica mod.
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Il film Blow-Up
Blow-Up, Michelangelo Antonioni, IT-UK-US 1966, 111’
Nonostante i successi lavorativi, il fotografo di moda Thomas (David Hemmings) è insoddisfatto della propria carriera e decide di dedicarsi a un nuovo progetto, incentrato sulla vita dei poveri di Londra. Il lavoro è quasi completo, quando Thomas si accorge che uno scatto documenta un possibile tentativo di omicidio.
Sebbene il modernismo non venga mai tirato apertamente in ballo, il mystery thriller di Antonioni è considerato uno studio sulla sottocultura mod, così come si presentava negli anni della Swinging London.
Ispirato al racconto Le bave del diavolo (1966) di Julio Cortázar, nonché alla vita del fotografo David Bailey, il film venne pubblicato nel 1966 negli Stati Uniti e l’anno successivo in Italia e nel Regno Unito.
Il titolo della pellicola – distribuita all’estero anche nelle grafie Blowup e Blow Up – designa, in lingua inglese, l’ingrandimento di un dettaglio di un’opera d’arte oppure, come in questo caso, di una fotografia.
È infatti ingrandendo un particolare di una foto scattata nel parco che Thomas inizia a pensare di aver involontariamente documentato un tentato omicidio.
Il fotografo inizia quindi a indagare autonomamente sul fatto, senza rivolgersi alla polizia: sotto questo punto di vista, il lungometraggio di Michelangelo Antonioni può essere accostato al filone cinematografico noto come thrilling o giallo all’italiana.
A parte David Hemmings, il cast include Vanessa Redgrave (Jane) e Sarah Miles (Patricia), nonché la modella Veruschka von Lehndorff che interpreta se stessa (iconica la scena dell’amplesso fotografico). Appare in un piccolo ruolo Jane Birkin, recentemente scomparsa.
Alcuni segmenti sono ambientati in un club dove gli Yardbirds con Jimmy Page e Jeff Beck alle chitarre eseguono Stroll On, rivisitazione del brano Train Kept A-Rollin’ del musicista jazz e rhythm and blues Tiny Bradshaw.
Il regista aveva inizialmente pensato di ingaggiare gli Who, poi gli Animals e infine i Velvet Undeground, ma per diverse ragioni dovette ripiegare sul gruppo mod londinese The In Crowd, che si affrettò a comporre un brano intitolato Blow Up.
Tuttavia, gli In Crowd non erano (ancora) abbastanza famosi, e a un certo punto Antonioni decise di scaricarli in favore di una formazione più affermata, The Yardbirds.
La delusione dovette essere grande, ma gli In Crowd – nel frattempo diventati Tomorrow – poterono presto consolarsi partecipando alla commedia Smashing Time (1967).
Se si escludono le scene girate nel locale e quella in cui Thomas ascolta un disco di Herbie Hancock, in Blow-Up di musica ce n’è veramente poca: il regista ferrarese preferì infatti affidarsi ai rumori ambientali delle strade, dei parchi e dello studio fotografico.
La Londra di allora è osservata da un occhio esterno curioso ma non giudicante, e la descrizione di determinati fenomeni non è permeata dagli stereotipi, come invece avviene nel contemporaneo Fumo di Londra (1966) di Alberto Sordi, di cui abbiamo parlato all’interno del nostro articolo su mod e rocker.
Infatti, Blow-Up è considerato a buona ragione la punta di diamante del filone dei Swinging Sixties films, e la sua visione può essere raccomandata sia agli appassionati di cinema che a chi guarda con interesse al mondo delle sottoculture.
Blow-Up, il trailer
Segue il teaser trailer originale del film di Michelangelo Antonioni:
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2 commenti su “Blow-Up (1966) di Michelangelo Antonioni”