“Strappare lungo i bordi” tra sottoculture e identità generazionale
Letizia Lucangeli (Immagini dal Sud del Mondo) recensisce la serie animata di Zerocalcare, “Strappare lungo i bordi”
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Recensione di “Strappare lungo i bordi” di Zerocalcare
È necessario che la tormenta emotiva si plachi e la polvere si depositi, prima di scrivere di Strappare lungo i bordi, e non è detto che si riesca a dipanare completamente il groviglio di stati d’animo che resta dopo il finale.
La produzione Netflix scritta, diretta e interpretata da Zerocalcare con la partecipazione di Valerio Mastandrea nel ruolo della coscienza-armadillo parla ad almeno una generazione. Strappare lungo i bordi è un racconto complesso e sincero, pieno di ironia, amarezza, interrogativi, dolore.
Zerocalcare, al secolo Michele Rech, è un autore che non ha problemi a mostrare le sue ansie e la sua ipersensibilità; questa caratteristica è evidente nelle sue tavole e lo è altrettanto nella serie.
Il lavoro compiuto in Strappare lungo i bordi, tuttavia, è ancora più prezioso: le sue riflessioni sono le stesse di chi è abituato a pensare tanto fin da piccolo, a costo di farsi del male, perché a volte è così bello essere solo un filo d’erba in un prato, senza portare il peso del mondo su di sé.
Zerocalcare non fa mai della retorica sulle batoste continue della generazione nata tra i ’70 e gli ’80. Le ansie e le disavventure quotidiane sono interpretate con un senso dell’umorismo sincero e sagace: in Strappare lungo i bordi si ride tantissimo e di cuore.
Il precariato e lo sfruttamento occupazionale, la pietra tombale che i massacri al G8 di Genova hanno posto sui movimenti sono narrati in perfetto equilibrio tra ironia e amarezza, caratteristiche che, dopotutto, costituiscono la cifra espressiva dell’intera serie.
Il punto d’osservazione delle sconfitte individuali e collettive è un filo sottile al quale ci troviamo appesi guardando in basso ogni tanto, verso il precipizio, per non dimenticare dove siamo.
Il processo di identificazione è completo, inoltre, se lo spettatore si riconosce nei costanti riferimenti sottoculturali – punk, hardcore punk, skinhead – di cui la serie è densamente popolata.
Zerocalcare appartiene a questo mondo e, con la cura del dettaglio propria del suo stile, riempie ogni singola inquadratura di flyer, manifesti, concerti, situazioni in cui chi è dentro o vicino al mondo delle sottoculture e dei generi musicali a queste connessi può immedesimarsi completamente.
Tra le numerose band a cui Zerocalcare fa riferimento, segnaliamo almeno i Clash, oltre a numerose formazioni Oi! e street punk come gli Angelic Upstarts, i Nabat, i Duap e la Brigada Flores Magon, nonché gruppi hardcore punk come i Dead Kennedys e gli H2O.
Numerosissimi, e troppi da elencare, i riferimenti pop: ci limitiamo quindi a segnalare il poster del film skinhead This Is England.
La colonna sonora è naturalmente a tema, con band come Gli Ultimi, Giancane (Il Muro del Canto), i Klaxon – nel primo episodio potete vedere il gruppo punk romano esibirsi in un centro sociale – e citazioni storiche come Bronski Beat e Billy Idol.
Strappare lungo i bordi è caratterizzata da un processo narrativo che da situazioni leggere e piene di umorismo tagliente scivola lentamente nei dolori dell’età adulta, fino al più grande di tutti.
Attenzione: la seguente parte della recensione contiene degli spoiler!
La morte di Alice, un’amica che ricorre nella vita di Zero come un’incompiuta, è il vero spartiacque esistenziale e narrativo di questo lavoro.
La tragica fine di questo personaggio lieve e pieno di carattere è trattata con un’ironia sempre sul filo, che lentamente si trasforma in un dolore pieno di interrogativi. Uno su tutti: che ne sarebbe stato delle nostre esistenze se fossimo normalizzati e pacificati con il mondo che abbiamo sempre combattuto?
Al funerale laico di Alice, su cui giganteggiano le figure dolcissime e dignitose dei genitori, improvvisamente i partecipanti tornano a possedere ognuno la propria voce. Fino a quel momento, infatti, ogni personaggio era doppiato da Zero, quasi a sottolineare un Io al centro di tutto, come sempre accade quando si è giovanissimi.
La morte di Alice, profondamente ingiusta perché conseguenza di un sistema che mette ai margini chiunque non si conformi, è la sintesi violenta e dolorosa del durissimo periodo storico attuale, un mulinello impazzito alla cui forza centripeta si sfugge solo a carissimo prezzo.
In questo noi crediamo risieda il profondo significato umano e politico di Strappare lungo i bordi.
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