Il telefilm “The Young Ones” (1982-1984)
Alessandro di Moriarty Graphics ci parla di “The Young Ones”, una serie TV britannica d’inizio anni ’80, colma di riferimenti musicali e sottoculturali
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Contesto politico e sociale
Siamo nei primi anni ’80, e gli Stati Uniti e l’Europa occidentale – in altre parole: il blocco capitalista – sono nel pieno della guerra fredda contro l’URSS e i suoi alleati. L’Inghilterra è governata dalla conservatrice Margaret Thatcher – la Lady di Ferro – che applica le teorie neoliberiste con intransigenza, anche in seguito alle sollecitazioni che provengono da oltreoceano e, in particolare, dall’amministrazione Reagan.
Il neoliberismo mira principalmente alla crescita del PIL – considerato l’unico indicatore di successo e felicità – e mira a un’economia di mercato non regolamentata, rifiutando ogni politica di tipo assistenziale, nonché qualsiasi intervento statale di matrice anche vagamente socialista.
L’applicazione della dottrina neoliberista portò all’aumento della disgregazione sociale della Gran Bretagna, nonché alla mancanza di prospettive per una grossa parte della popolazione.
Ripercussioni sul punk
L’ondata punk rock di quegli anni – detta “UK 82” – è, rispetto al punk ’77, più roca, veloce, diretta, combattiva e violenta, nonché – in linea di massima – meno intellettualoide: a trasformare il punk sono il disagio sociale e la sensazione, da parte dei giovani – compresi, ovviamente, i punk e gli skinhead – di essere stati del tutto abbandonati, il che li porta ad essere ancora più agguerriti.
Per quanto riguarda il lato artistico, in una parte dei gruppi UK 82 si nota una maggiore propensione alla sperimentazione, che porta alla nascita di nuove commistioni musicali.
The Young Ones
In questo contesto di grandi disparità sociali, di contestazione, di desiderio di rottura degli schemi e di fuga dalla realtà, appare in televisione una piccola perla ribelle, un’anomalia chiamata “The Young Ones”: si tratta di una serie sceneggiata da Ben Elton, Lise Mayer e Rik Mayall – che è anche uno dei protagonisti – e diretta da Geoff Posner, da Ed Ciao e dal produttore Paul Jackson.
Il nome della sitcom è ripreso dalla canzone omonima di Cliff Richard and the Shadows – un cui riadattamento funge da sigla – che a sua volta era stata composta per il musical britannico The Young Ones (1961), diretto da Sidney J. Furie. Va detto, a scanso di equivoci, che il lungometraggio degli anni ’60 non ha nessi diretti con il telefilm.
Aggiungo, a titolo di curiosità, che il pezzo di Cliff Richard fu ripreso pure da gruppi punk come i Menace e gli Angelic Upstarts.
Di The Young Ones esistono due stagioni, che comprendono in tutto dodici episodi, andati in onda sulla BBC tra il 1982 e il 1984. La serie, a partire dal 1985, venne trasmessa anche da MTV, ma non prima di aver subito dei rimaneggiamenti, ossia dei nuovi montaggi, mirati a renderla più digeribile al grande pubblico.
In TV si erano già visti tentativi di ritrarre nuclei familiari disfunzionali, o comunque gruppi di persone del tutto particolari che vivono sotto lo stesso tetto. Mi riferisco, ad esempio, a Sanford and Son, The Beverly Hillbillies, The Ghost Busters (la serie del 1975), I Mostri, La Famiglia Addams, ecc.
Tuttavia, la serie The Young Ones – figlia del rinnovato contesto politico e sociale – è decisamente più demenziale, radicale e alternativa rispetto ai suoi “timidi” predecessori.
I protagonisti
I personaggi principali sono quattro studenti molto diversi tra loro, che frequentano un fantomatico college chiamato “Scumbag”. I quattro, che vivono in un appartamento sporco, simile a uno squat, si ritrovano al centro di avventure surreali e decisamente comiche.
Inoltre – e questo è il motivo per cui se ne parla su Crombie Media – diversi personaggi appartengono al mondo delle sottoculture, o comunque incarnano gli stereotipi di certe tipologie giovanili.
Per inquadrare al meglio i protagonisti e comprendere il potenziale detonante della serie, ve li presento uno ad uno:
- Rick (Rik Mayall), studente di sociologia, è un attivista politico progressista che proviene da una famiglia agiata. È molto ipocrita, istrione e snob, e si ritiene un ribelle, oltre che un grande poeta della sua generazione. Pretende di essere dotato di grande intelligenza e preparazione politica e culturale, mentre in realtà è ignorante, pavido e opportunista.
Rick è sempre prodigo di lamentele e di battute taglienti, specialmente nei confronti dell’amico fricchettone, Neil. - Vyvyan (Adrian Edmondson) è il mio personaggio preferito: studia medicina ed è un punk psicotico, misantropo e dalla forza smisurata, ed è probabilmente il più intelligente dei quattro. Indossa sempre gli stessi abiti: un paio di jeans, una maglia nera, una cintura borchiata, degli anfibi e una giacca di jeans senza maniche. Il look è completato dagli spike colorati e da quattro borchie a forma di stella, applicate in qualche maniera sulla fronte.
Vyv è estremamente instabile, alterna momenti d’infantilità a comportamenti distruttivi, aggressivi e violenti, soprattutto nei confronti di Rick e Neil. Spesso se la prende con il suo criceto parlante, a cui ha dato il nome di un corpo di polizia, ossia “Special Patrol Group”. - Neil (Nigel Planer) è un ambientalista che lavora in un centro di studi sulla pace, ed è costantemente vessato dai suoi coinquilini. Proveniente da una famiglia ultraconservatrice, Neil è un hippie sporco e trasandato, incline alla depressione e alle paranoie, odia la tecnologia e ha convinzioni assurde, tanto che potremmo ritenerlo un complottista ante litteram.
Ciononostante, Neil è il personaggio più socievole, nonché quello che si occupa maggiormente della cura della casa, che i suoi coinquilini tendono invece a distruggere. - Mike “The Cool Person” (Christopher Ryan), di origini umili, è il leader non dichiarato del gruppo. È piccolo di statura, ha la battuta sempre pronta, veste alla moda ed è spesso coinvolto in piccoli affari illegali. Si ritiene un donnaiolo, anche se i suoi amici sospettano che sia ancora vergine.
Rispetto agli altri inquilini, gode dell’indiscutibile vantaggio di essere vittima soltanto episodicamente dell’aggressività di Vyvyan.
Ci sono, poi, altri personaggi più o meno ricorrenti, come il misterioso quinto coinquilino – che compare di rado ed esclusivamente in penombra, senza mai mostrare il volto – o i membri della famiglia Balowski, interpretati da un unico attore (Alexei Sayle).
Ospiti d’eccezione
Un’altra caratteristica interessante di The Young Ones è l’attenzione dedicata ai nostri generi musicali preferiti: in quasi tutte le puntate appaiono band di spessore – che sono spesso protagoniste di gag esilaranti – come i Motörhead (che eseguono “The Ace Of Spades”), i Damned (che partecipano con “Nasty”) e i Madness (con “Our House” e “House of Fun”).
Altri camei degni di nota sono quelli di Emma Thompson, Stephen Fry e Robbie Coltrane, ma l’elenco potrebbe continuare.
Considerazioni sul telefilm
Questa miscela esplosiva di musica, sottoculture, ospiti illustri e personaggi fortemente eccentrici e fuori controllo, non può che dar vita ad avventure stravaganti e sconcertanti, che vanno ben oltre i confini della realtà!
Vi sono apparizioni di panini giganti caduti dalle mani dei quattro cavalieri dell’apocalisse, la comparsa di demoni che torturano i coinquilini con la musica di Barry Manilow, ritrovamenti di bombe atomiche, scene di nudo, parolacce, battute politicamente scorrette, sparatorie, tumulti, bambole gonfiabili, crocifissioni, feste fuori controllo, droga, viaggi spaziotemporali, demolizioni, mutilazioni, animali parlanti, creature soprannaturali e peti (forse le prime scorregge femminili in televisione).
Completano il quadro risse, aggressioni con mazze da cricket e con qualsiasi altro corpo contundente (spesso ad opera di Vyvyan), rapine in banca, tentati suicidi, animali (naturalmente finti) uccisi e smembrati, discorsi politici insensati, momenti cinici e nichilisti e dialoghi demenziali, nonché la denigrazione di personaggi come Mussolini, che viene fatto cantare in uno spettacolo televisivo.
The Young Ones porta in TV le sottoculture e certe tipologie giovanili enfatizzando le loro caratteristiche più stereotipate, sgradevoli ed estreme – praticamente l’opposto di Happy Days – offrendo, come risultato, degli episodi liberi dagli schemi e assolutamente anarchici.
The Young Ones si rifà, sotto diversi aspetti, alla commedia slapstick, mantenendo però lo stile tipico della sitcom degli anni ’80, con l’aggiunta di una grosse dose di cultura working class tipicamente inglese.
A volte, il montaggio e la narrazione sono decisamente lisergici: gli eventi descritti sono, in qualche caso, volutamente disconnessi tra loro, poiché vengono inserite delle scene apparentemente estranee alla trama principale.
In altri casi, lo stesso evento viene raccontato secondo punti di vista differenti: ad esempio, il tentato suicidio di Neil viene ripreso sia dall’interno della sua stanza, sia dall’esterno dell’appartamento, precisamente dal punto di vista di alcune signore, che vi assistono casualmente passando in bus.
Trucchi di questo genere offrono la possibilità, agli autori, di ampliare lo spazio narrativo e di inserire un numero e una varietà maggiore di battute e di reazioni al medesimo evento, rendendo più divertente e meno statica la narrazione.
Completano il quadro tempi e dialoghi sincopati, oppure onirici, nonché soluzioni come quella vista nel quarto episodio della seconda serie, che fa il verso alle soap opera in stile Dallas sin dalla sigla e dal modo in cui vengono presentati i personaggi. Detto in altri termini, la TV fa la parodia di se stessa, anticipando quando sarebbe poi accaduto con altre serie, come ad esempio I Simpson.
Segnalo, inoltre, come la serie televisiva abbia ispirato un simpatico videogioco, prodotto dall’Orpheus nel 1986 su licenza della BBC, e reso disponibile su varie piattaforme.
Conclusioni
Sarà chiaro, ormai, come una delle grandi innovazioni di The Young Ones sia stata il mettere al centro delle attenzioni le avventure di un gruppo di autentici perdenti, mostrando senza paura violenza gratuita, squallore, sporcizia, volgarità e sentimenti negativi.
Va sottolineato come tutto ciò non sia accaduto di fronte al pubblico ristretto di una TV locale, ma su una rete nazionale, ben prima di altri spettacoli dissacranti come I Griffin, Archer, Paradise Police, Fur TV, Scrubs e la già citata famiglia di Springfield, che sono però quasi tutte serie animate.
Probabilmente, oggi, sarebbe più difficile vedere in TV, in orari accessibili a chiunque, qualcosa di simile a The Young Ones – soprattutto con attori in carne e ossa – anche alla luce del clima bacchettone e ipocrita che caratterizza i nostri tempi.
Questo ci dovrebbe aiutare a comprendere come l’avanzare del tempo non sia necessariamente sinonimo di progresso, ma su ciò non dovrebbero esserci dubbi, vista l’attuale involuzione politica e culturale.
Se siete curiosi di vedere The Young Ones, segnaliamo come la serie sia facilmente reperibile – ovviamente in inglese – sia sul mercato home video che su YouTube.
Quindi buona visione e, come diceva Vyvyan, «toglietevi dalle palle»!
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