“Shock antistatico – Il post-punk italiano 1979-1985” di Stefano Gilardino
Letizia Lucangeli recensisce il nuovo libro di Stefano Gilardino sul post-punk italiano
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Recensione del libro “Shock antistatico” di Stefano Gilardino
Il concetto di hauntology, che unisce i due termini haunting e ontology, definisce la persistenza del passato che ci ossessiona come un fantasma. Sul revival degli anni ’80 cui assistiamo da qualche anno aleggia questo spettro dall’abbraccio insieme rassicurante e malinconico per una generazione nata tra il 1968 e il 1975, che immaginava un futuro sperimentale e analogico insieme, dello stesso segno della musica che, increduli, un giorno abbiamo iniziato ad ascoltare su cassette sovraregistrate mille volte.
Ciascuno di noi forse ricorda quando si è svolto il suo primo incontro con il post-punk. Shock antistatico – Il post-punk italiano 1979-1985, il libro di Stefano Gilardino – noto scrittore e giornalista musicale – sulla scena italiana, susciterà in molti ricordi sepolti in un angolo della memoria a lungo termine, quella definita “cristallizzata”: la più perseverante e perniciosa, inevitabilmente legata ad alcune esperienze ritenute fondanti della personalità.
Band e musicisti che sembravano dimenticati, i cui nomi magari erano apparsi di sfuggita una sola volta su una fanzine o una rivista musicale emergono più che mai vividi, tanto da ammonirci che tutto ciò che è accaduto dopo è in fondo poca cosa, perché una parte di noi è ancora lì, davanti a quelle pagine.
Shock antistatico, oltre a essere un libro dalla lettura scorrevole e divertente, è un puntuale archivio della galassia di formazioni e scene locali di matrice post-punk che agitavano l’Italia degli anni a cavallo tra la fine dei ’70 e l’inizio degli ’80, e costituisce una cronaca ricca di testimonianze dei protagonisti dell’epoca.
Come sottolineato da un’altra importante pubblicazione, Creature simili – il dark a Milano negli anni ’80 di Simone Tosoni e Emanuela Zappalà, la cornice storica e sociale in cui si sviluppano alcune scene sottoculturali nel nostro paese è piuttosto peculiare.
Gli anni ’60 e ’70 in Italia sono teatro di tentativi di golpe, strategia della tensione e lotta armata. La politica permea molti aspetti della vita sociale e gli anni ’80 sono, per contrasto, caratterizzati dalla fuga nel privato e nell’ostentazione dell’apparenza. Chi rifiuta il “nuovo ordine” si ritira nell’introspezione. Si dice che il post-punk sia furia implosa, e i suoni stregati che provenivano allora dalla Gran Bretagna ne sono la dimostrazione.
Shock antistatico presenta diversi elementi di particolare interesse. Innanzitutto, il riconoscimento dell’originalità della realtà post-punk italiana. Chiunque segua o abbia seguito la scena musicale alternativa del nostro paese può facilmente rendersi conto di come il punk, l’hardcore o il post-punk non siano stati pedissequamente riprodotti, ma reinterpretati (grazie anche ai testi in italiano) con personalità e classe.
Diverse band italiane hanno acquisito un buon seguito in alcuni paesi europei e la nostra scena ha in generale goduto di grande rispetto. Il post-punk narrato in Shock antistatico costituisce un momento seminale per la nascita di una vera e propria avanguardia, che lascerà il segno anche nelle derive più pop e commerciali.
Il secondo elemento evidenziato dal libro è la grande spinta a sperimentare nuovi linguaggi musicali e culturali in un mondo ancora analogico, in cui le informazioni viaggiavano con una lentezza oggi inconcepibile.
La forza di quell’epoca, tuttavia, risiede proprio nella mancanza di velocità: qualsiasi tendenza e novità veniva esaminata e approfondita, ed è facile confrontare questo atteggiamento con il surplus informativo contemporaneo, che frulla e appiattisce tutto a velocità supersonica generando superficialità e ignoranza di ritorno in un unico magma indistinto.
Il terzo elemento, a nostro avviso il più caratterizzante, è la fondamentale importanza rivestita dalle città di provincia nella nascita e nello sviluppo della scena: si pensi ad esempio a Pordenone, che grazie al suo peculiare tessuto sociale in cui la classe lavoratrice ha sempre ricoperto un grande ruolo, ha contribuito in modo seminale con The Great Complotto, un collettivo artistico e musicale che ha lasciato un’impronta epocale nel post-punk italiano.
Shock antistatico, in conclusione, ha il grande merito di aver non solo tracciato una mappa del post-punk italiano ricordando anche realtà piccole e microscopiche, ma ha anche dedicato il giusto tributo al duo che, a nostro avviso, è stato il più grande innovatore della scena: i Krisma di Christina Moser (responsabile dell’evoluzione artistica del duo) e Maurizio Arcieri.
A Maurizio, in occasione della sua ingiusta e prematura scomparsa nel 2015, Johnson Righeira dedica queste bellissime parole, che condensano lo spirito e le ragioni per cui il post-punk ha cambiato la vita a molti di noi:
È morto quello che quando pubblicavo una fanzine punk nel 1978 me ne comprava un numero di copie sufficiente a farmi stampare il numero successivo. È morto il mio babbo musicale. È morto un genio spesso incompreso. È morto il pioniere della musica elettronica italiana. È morto il più grande musicista elettronico italiano. È morto un uomo meraviglioso. È morto Maurizio Arcieri.
Scheda del libro “Shock antistatico”
Shock antistatico – Il post-punk italiano 1979-1985
Stefano Gilardino
Goodfellas 2021, 227 pp.
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