La Tribuna illustrata: mod contro rocker

Mod e rocker nella cultura pop italiana

Il panico morale sulla rivalità tra mod e rocker sbarca in Italia, prima nel 1964 grazie alla stampa nazionale, e poi tramite due film del 1966, “La battaglia dei mods” e “Fumo di Londra”.

Mod e rocker nella cultura pop italiana: la copertina de "La Tribuna illustrata"

🇬🇧 Non-Italian speakers take note! This article about the media coverage of mods and rockers is only available in Italian language. However, you can still rely on Google Translate for a rough translation.

Mod contro rocker

Il 7 giugno del ’64 il settimanale romano La Tribuna illustrata, fondato nel 1890, dedicò l’immagine di copertina agli scontri tra mod e rocker che in quel periodo avevano luogo in diverse località del Regno Unito, soprattutto nel corso dei bank holidays.

I mass media britannici diedero grosso risalto agli episodi di violenza, spesso esagerandoli, e crearono così un autentico panico morale i cui echi giunsero fino in Italia, prima attraverso la stampa e poi – come vedremo – per mezzo di altri canali.

Mod contro rocker in "Quadrophenia" (1979)
Una gang di rocker insegue un mod. Immagine tratta dal film Quadrophenia (1979) di Franc Roddam.

Benessere senza civiltà

Ma torniamo ai mod e ai rocker ritratti sulla copertina de La Tribuna illustrata.

La didascalia recitava:

Benessere senza civiltà: migliaia di giovani di ambo i sessi, appartenenti a due bande rivali, si sono scontrati sulle spiagge di Margate, Folkestone e Brighton, devastando i locali e le attrezzature balneari e picchiandosi selvaggiamente tra il panico dei turisti.

Un morto, venti feriti e centinaia di milioni di danni sono il bilancio di questa assurda guerra combattuta da giovani nati dopo l’ultimo conflitto.

La didascalia, quindi, rimandava all’interno del giornale: «Leggere a pag. 36-37: Siete un “mod” o un “rocker”?». Purtroppo non ci è stato ancora possibile reperire l’articolo completo.

L’immagine di copertina fu notata oltremanica. Poco tempo dopo, infatti, se ne occupò il mensile britannico The Solicitors Journal.

Un gruppo di giovani rocker nel film Poor Cow (1968) di Ken Loach.

L’autore dell’articolo definì l’illustrazione «molto vivace», e commentò piccato che «per quanto la nostra bella gioventù possa risultare esotica, il disegnatore mediterraneo ha senz’altro calcato la mano nella resa della rissa, con quelle facce scure, quei coltelli lucenti e quello scontro feroce tra due ragazze».

Il giornalista passava quindi ad elencare alcuni disordini giovanili avvenuti in città europee come Stoccolma, Fihnahmn, Öregrund e così via, nell’intento di sminuire quanto accadeva allora nel Regno Unito.

Ragazza rocker
Una giovane rocker nel documentario Chelsea Bridge Boys (1965).

Mod e rocker nel cinema e nella musica italiani

Come già accennato, non ci volle molto affinché nel nostro paese si cominciasse ad assistere ai primi tentativi di sfruttare commercialmente la sottocultura mod, sia tramite il cinema che attraverso la musica.

Tralasciando lo splendido Blow-Up (1966) di Michelangelo Antonioni – per il quale rimandiamo alla nostra recensione – esistono infatti due film diretti da italiani in cui viene preso in esame il modernismo in un’ottica di exploitation, facendo leva sui contrasti tra la sottocultura mod e quella dei rocker.

Ci riferiamo a La battaglia dei mods di Franco Montemurro e a Fumo di Londra di Alberto Sordi.

Blow-Up (1966) di Michelangelo Antonioni.
Sebbene il modernismo non venga mai tirato apertamente in ballo, Blow-Up (1966) di Michelangelo Antonioni è considerato uno studio su quella sottocultura.
Lo pseudo-mod Ricky Shayne e il film “La battaglia dei mods” (1966)

Come noto, il cantante e attore Ricky Shayne fu convinto dal produttore Franco Migliacci a fare la parte del mod, a dispetto del fatto che egli fosse inequivocabilmente un rocker.

Di questa vicenda ci ha parlato dettagliatamente Antonio Bacciocchi nell’articolo Ricky Shayne: il rocker che si finse mod, perciò ci limitiamo a ricordare che Shayne registrò i singoli Uno dei mods (1965) – il pezzo, poi ripreso dal gruppo Oi! punk Nabat, parlava di un cruento scontro tra mod e rocker – e Vi saluto amici mods (1966).

Egli inoltre ricoprì il ruolo del protagonista “mod” nella coproduzione italo-tedesca La battaglia dei mods (1966), film diretto da Franco Montemurro e ambientato tra Liverpool e Roma.

La battaglia dei mods è purtroppo difficile da reperire: i più curiosi dovranno quindi accontentarsi della versione in inglese e in bassa qualità video disponibile pure su YouTube.

La battaglia dei mods (1966)

Il film “Fumo di Londra” (1966) di Alberto Sordi

Anche Alberto Sordi, in una delle scene finali del suo debutto alla regia Fumo di Londra (1966), finì per unirsi a una banda di mod e beatnik (nel periodo della Swinging London ci fu una parziale sovrapposizione tra le due culture) e a partecipare suo malgrado a un regolamento di conti con una gang di rocker.

Il film è disponibile su YouTube, ma pure in questo caso la qualità non è delle migliori.

Alberto Sordi in "Fumo di Londra"

Altri film (non italiani) sull’argomento

Nel nostro blog, ci siamo occupati di diversi film sui mod oppure sui rocker in cui manca però lo zampino italiano, ovvero la commedia Smashing Time (1967) e il documentario Chelsea Bridge Boys (1965), che senz’altro costituiscono rappresentazioni più credibili delle sottoculture in esame.

Esistono poi altri lungometraggi che descrivono l’altra faccia dei Swinging Sixties, come ad esempio Poor Cow (1967) di Ken Loach, di cui abbiamo parlato nell’articolo sul Free Cinema britannico.

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Questo articolo è stato pubblicato il 16 luglio 2019 e aggiornato il 17 settembre 2023.

Pubblicato da

Flavio Frezza

Mi occupo di sottoculture (skinhead, mod, punk, ecc.) e dei generi musicali a queste connessi. Gestisco il blog Crombie Media, canto nei Razzapparte e sono il manager degli Unborn. Nel 2017 Hellnation Libri ha pubblicato il mio libro Italia Skins, e in seguito la stessa casa editrice ha dato alle stampe le edizioni italiane di Spirit of '69, Skinhead Nation e Skin, curate dal sottoscritto. Se vuoi saperne di più, leggi il seguente articolo: Un’intervista con Flavio Frezza: gli skinhead italiani e il libro “Italia Skins”.

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